L'eroe di Montegridolfo: Gerard Ross Norton

Gerard Ross Norton, comandante di un plotone inglese, conquistò Montegridolfo il 31 agosto 1944 con un atto di eroismo personale. 
Si gettò da solo contro i tedeschi con bombe a mano e mitra eliminando una postazione di tre mitraglieri e conquistando una casamatta con 15 fucilieri, così il suo plotone poté risalire verso il Castello. Rimase ferito e fu decorato con la Victoria Cross, la massima onorificenza britannica.


Gerard Ross Norton, nacque a Erschel (in Sud Africa) il 7 settembre 1915. Da piccolo lo chiamavano Toys, nomignolo che significa “simile a un giocattolo”; glielo aveva dato la madre perché diceva che era piccolo come un bambolotto. Col passare degli anni il nomignolo è diventato parte integrante del nome, che viene tuttora riportato nelle sue biografie come Gerard Ross “Toys” Norton. Ma Toys crebbe robusto e prima della Seconda guerra mondiale giocò nella serie A di rugby a East London, città nella quale abitava. Nel 1930, in occasione di un torneo scolastico di rugby nella Rodesia (poi divenuta Zimbabwe), rimase affascinato da quel Paese, e si ripromise che un giorno ci sarebbe andato ad abitare.

Nel 1939, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, si arruolò nel corpo volontario dei Fucilieri Kaffrarian delle Forze Armate sudafricane. Infatti il suo Paese, che faceva parte del Commonwealth britannico, diede un importante contributo sia politico che militare all’alleanza schierata contro le potenze dell’Asse. Il suo reparto, inviato sul fronte nord-africano, subì l’offensiva italo-tedesca e fu fatto prigioniero insieme a tutto il reggimento durante l’assedio di Tobruk il 21 giugno 1942. Qui, per il sudafricano sergente Norton, la guerra poteva essere finita rimanendo prigioniero, ma egli volle continuarla e finì tra gli inglesi del 4° Battaglione del 1° Reggimento Hampshire al quale, due anni dopo, sarà affidato il compito di conquistare Montegridolfo.
Come riuscì a fuggire dalla prigionia ce lo ha raccontato lui stesso nella sua lettera; ecco le sue parole:

Fui fatto prigioniero a Tobruk nel deserto occidentale, ma scappai dirigendomi verso le linee di El Alamein. Mi ci vollero 38 giorni di marcia notturna attraverso il deserto libico. Alla fine mi ritrovai tra le linee neozelandesi. Poiché il mio reggimento, il Fucilieri Kaffrarian, era stato fatto prigioniero io venni aggregato ad un Reggimento britannico e fui quindi inserito nel Reggimento Reale Hampshire”.

Questa avventura l’aveva compiuta insieme ad un amico; erano stati intercettati dai soldati italiani ma erano stati lasciati proseguire perché i due fuggitivi avevano usato l’astuzia di parlare in africano, che era stato scambiato per tedesco. Per questa impresa fu decorato con la Medaglia Militare britannica (MM). Compiuto l’atto eroico a Montegridolfo, fu trasferito all’ospedale sudafricano di Roma a causa delle ferite riportate, dove il fratello maggiore era medico e la sorella gemella prestava servizio come infermiera.

Subito dopo la Seconda guerra mondiale, congedato col grado di capitano e con onori, nel 1947 realizzò la sua ambizione di stabilirsi in Rodesia. Cominciò prima come coltivatore di tabacco in una fattoria da lui ricavata in una zona della boscaglia rodesiana; poi, quando si accorse che le piantagioni di tabacco erano troppo impegnative, le sostituì con la coltivazione del cotone, del granoturco e del fieno per la fattoria. Negli anni ’90, dovette ricostruire la fattoria che gli era stata incendiata ad opera di terroristi (nell’incendio andarono perdute anche le sue decorazioni).

Si ritirò in pensione e, dopo la morte della moglie Lilla, visse presso la fattoria della figlia Jennifer. Purtroppo lo Stato, governato per oltre vent’anni dal nazionalista Mugabe, decretò la requisizione di tutte le fattorie, ponendo come termine per il rilascio il 31 dicembre 2003. L’ottantanovenne decorato ci scrisse così:

"Siamo stati cacciati fuori dalla nostra fattoria dopo averci vissuto per 56 anni. Lo Stato vuole che tutti gli agricoltori bianchi siano fuori dalle fattorie entro la fine del 2003. Gli agricoltori le stanno lasciando diretti verso altri paesi.”

In un giornale del Sud Africa il nostro vecchio eroe di Montegridolfo commentò amaramente:

Non avrei mai pensato che a questa età sarei diventato un beduino senza casa”.

La nostra comunità, per quanto modesta come numero di abitanti, è tuttavia molto sensibile alla propria memoria storica. Non poteva non ricordare l’atto eroico di quel tenente di plotone, il cui nome ci era sconosciuto fino a poco tempo fa. Gli ha reso omaggio dedicandogli il Museo della Linea dei Goti con queste parole che sono riportate nella prima pagina del catalogo:


A Gerard Ross Norton che aprì la strada al suo plotone per conquistare Montegridolfo.

 

 

Si ringrazia il Comitato Scientifico del Museo della Linea dei Goti, in particole Terzo Maffei, per le preziose nozioni storiche.